Nella mitologia greca, Medea è la donna che, tradita da Giasone, uccide la nuova compagna di lui… e persino i suoi stessi figli. Un gesto estremo, spinto dal dolore e dalla vendetta, che oggi dà il nome a una vera e propria condizione psicopatologica. La Sindrome di Medea si manifesta quando una madre, ferita da una separazione conflittuale, trasforma il dolore in rabbia patologica, arrivando a scagliarsi contro i figli o utilizzarli come arma contro l’ex partner. Si parla invece di Complesso di Medea quando il comportamento è distruttivo solo nei confronti del legame padre-figlio.
Questa dinamica si sviluppa in fasi:
– Una “gara di lealtà” dove i figli sono spinti a scegliere un genitore.
– Un allineamento forzato del minore con un solo genitore, con lo scopo di escludere completamente l’altro
Da qui si può arrivare alla cosiddetta Sindrome da Alienazione Parentale (PAS): un processo doloroso in cui il figlio viene coinvolto in una guerra emotiva contro l’ex coniuge. Le conseguenze di questa sui minori sono spesso gravi:
– aggressività
– disturbi alimentari
– bassa autostima
– depressione
– rendimento scolastico compromesso
– difficoltà relazionali
I figli non sono strumenti di vendetta. In ogni separazione, proteggerli significa proteggerli anche dai conflitti emotivi degli adulti.