Sempre più spesso si sente parlare di know-how in ambiti differenti: in economia, nelle aziende, nei lavori manuali e intellettuali, negli studi professionale. La locuzione know-how si riferisce:
al bagaglio di competenze, conoscenze e abilità necessarie per svolgere una determinata attività lavorativa, sia essa manuale o intellettuale.
Una definizione che ben si può comprendere pensando ai lavori artigianali, ad esempio la bottega di un falegname. Chi desidera apprendere l’arte della lavorazione del legno è preso in carico dall’artigiano e, con il tempo il sapere viene trasmesso dal falegname al dipendente, svelando i segreti del mestiere che sui libri non si possono trovare.
Questa trasmissione di conoscenze teoriche, pratiche e personali sono un tesoro prezioso dal valore inestimabile. Il know-how è perciò qualcosa che va trasmesso ma anche protetto! Infatti, questo dipendente sarà il nuovo custode della conoscenza contenuta nella falegnameria presso cui lavora.
L’azienda e qualsiasi realtà lavorativa e professionale che desideri mantenere un filo conduttore di conoscenze e competenze, unite alle strategie di riservatezza e segretezza nell’impiego e nella conservazione di questo bagaglio, si trovano ad affrontare una problematica più urgente:
L’assicurazione sul patrimonio di conoscenze è fondamentale per un’azienda: il sapere deve essere trasmesso dai lavoratori con più esperienza a quelli che entrano a far parte dell’organico e sono inesperti. Il bagaglio di competenze, deve essere protetto e deve rimanere segreto ciò che è proprio dell’azienda, infatti se fosse divulgato erroneamente andrebbe a costituire un pericolo per la posizione dell’azienda stessa sul mercato.
Il know-how diventa un punto fondamentale per l’azienda innovativa. Trasmetterlo
Il flusso di informazioni, le procedure, i protocolli tecnologici, le strategie interne, devono essere custoditi e non divulgati perciò sono tutelati dalla normativa italiana ed europea. Per comprendere l’importanza del know-how si danno le definizioni di tutela giuridica che rivestono questa locuzione e la proteggono come patrimonio aziendale, culturale ed esperienziale di coloro che ne hanno possesso.
Dal punto di vista del Regolamento Europeo in vigore vi è la nuova direttiva 2016 n.943 sulla “protezione del know-how riservato e delle informazioni commerciali riservate (segreti commerciali) contro l’acquisizione, l’utilizzo e la divulgazione illeciti”.
Tale direttiva fa proprie le definizioni, già date nei regolamenti precedenti, di know-how; “un patrimonio di conoscenze pratiche non brevettate, derivanti da esperienze e da prove, patrimonio che è:
L’innovazione, la ricerca, lo sviluppo, le proprietà intellettuali sono i fulcri su cui investire e tale direttiva ne è lo scudo garante. La distinzione che la normativa fa di acquisizione lecita ed illecita dei segreti aziendali, commerciali (know-how) porta ad azioni mirate nei confronti di chi causa danni violando tali segreti.
Si parla di acquisizione lecita nel momento in cui ci siano le seguenti fasi: “osservazione, studio, smontaggio o prova di un prodotto o di un oggetto messo a disposizione del pubblico o lecitamente in possesso del soggetto che acquisisce le informazioni […]”.
Nell’illecito ricadono le casistiche di accessi violati, copie non autorizzate ma con eccezioni riguardanti la libertà di espressione o la rilevazione di attività scorrette. La direttiva quindi è ampia ma è un passo in avanti cercando di rendere sempre più armonica ed omogenea la tutela del know-how tra gli Stati Membri dell’Europa.
L’Italia ha recepito ed adeguato la propria normativa con il Decreto legislativo, 11/05/2018 n° 63, G.U. 07/06/2018. Viene recepito il termine di “segreti commerciali” e vengono poste in luce le sanzioni penali ed amministrative volte a sanare l’acquisizione illecita del know-how.