I Decreti Legge n. 18 (“Cura Italia”) e n. 23 (“Decreto liquidità”) del 2020 delineano insieme le misure a supporto delle imprese durante l’emergenza coronavirus.
Il Governo ha iniziato a stanziare dei fondi con l’obiettivo di arrivare a mobilitare 400 miliardi di credito bancario come promesso dal Presidente del Consiglio dei Ministri insieme al Ministro dell’Economia e delle Finanze in carica, fino a quando non ci sarà un nuovo stanziamento, al momento sono previsti 1,72 miliardi di euro a sostegno delle piccole e medie imprese, mentre un miliardo è stanziato a sostegno di erogazioni maggiori per quelle imprese che hanno più di 499 dipendenti.
Le imprese possono accedere al Fondo di Garanzia per l’erogazione dei prestiti solo se in possesso dello “stato di buona salute aziendale” come disciplinato dalla Commissione Europea.
Tale accesso dipende inoltre dall’importo richiesto, dalle dimensioni dell’azienda e dal fatturato in quanto il 25% dei ricavi rappresenta il limite massimo del prestito richiedibile.
Sebbene l’intenzione del Governo sembri tutelare le imprese concedendo l’accesso al fondo di garanzia in tempi brevi onde far fronte alle evidenti difficoltà imposte dalle esigenze di contenimento della diffusione epidemica da COVID-19, le imprese temono che invece ci possano volere anche mesi per vedere la liquidità loro necessaria.
L’ABI spiega che le banche hanno accorciato i tempi di emissione avendo la possibilità di erogare anche prima di avere il documento di ammissione della domanda al fondo di garanzia, però le imprese sostengono che le istruttorie bancarie sugli affidatari, nella migliore delle ipotesi, non potranno essere inferiore a 3 settimane.
Il dubbio sulla percezione delle misure di sostegno alle imprese rimane per quelle classificate “in sofferenza” per le quali non é previsto l’accesso alle garanzie.
Per tornare ad essere classificate in stato “buona salute aziendale” servono in media 12 mesi, di conseguenza sembra che proprio chi ha maggiore bisogno si trovi escluso dal “Decreto liquidità”.