Prevenzione del bullismo: l’intervista per agire

Abbiamo descritto che cos’è il bullismo, chi sono i protagonisti e quali sono i loro tratti caratteristici, evidenziando i principali campanelli d’allarme, grazie alla Dottoressa Valentina Lombardi, psicologa clinica(www.goccedipsicologia.it/chi-siamo/valentina-lombardi).Affrontiamo sempre con l’aiuto della Dottoressa Lombardi il secondo momento: come prevenire ed intervenire sul fenomeno del bullismo. In questo ambito avremo modo di scoprire anche le nuove frontiere del bullismo, che hanno varcato il portale della tecnologia.

Prevenzione del bullismo e strategie di intervento

Soprattutto all’interno del contesto scolastico, il fenomeno appare estremamente frequente, come si evince anche dai più recenti fatti di cronaca.

La figura dello psicologo all’interno della scuola appare fondamentale per rilevare tempestivamente i comportamenti di violenza e prevaricazione e sostenere i più deboli. In un’ottica preventiva, la collaborazione tra psicologi, educatori e agenzie educative risulta di primaria importanza per informare sul fenomeno ed individuare precocemente i fattori di rischio prima dell’instaurarsi di comportamenti violenti sistematici.

Lo psicologo può lavorare congiuntamente alla scuola nella strutturazione di un piano preventivo che parta da una valutazione dei fattori di rischio individuali e prosegua con la promozione di informazione e strategie per combattere il fenomeno, non solo alle insegnanti e al personale scolastico ma soprattutto agli alunni. In un intervento di prevenzione del bullismo, risulta fondamentale trasmettere agli alunni informazioni pratiche sulla gestione di eventuali difficoltà di relazione con i compagni, ma ancor più importante è il lavoro di promozione delle risorse individuali e di abilità sociali idonee al contesto scolastico.

I migliori risultati negli interventi sia preventivi che correttivi, si ottengono con il coinvolgimento delle figure presenti nel contesto di vita di bambini e ragazzi, partendo dalle agenzie educative principali (Scuola e Famiglia) fino ad arrivare a coinvolgimento di protagonisti più secondari dell’educazione, come nonni, educatori, allenatori o istruttori sportivi, etc.

Percorsi di prevenzione del bullismo

I percorsi di parent training si rivolgono alle famiglie con il duplice scopo di prevenire ed intervenire sulle difficoltà educative o su comportamenti disadattivi dei figli, accompagnando i genitori nell’individuazione di strategie educative più funzionali.

Lo studio del fenomeno, ma soprattutto l’intervento sullo stesso appaiono una priorità odierna, anche alla luce degli studi sugli effetti del bullismo sui suoi protagonisti, a breve e lungo termine. È ormai chiara la correlazione tra il ruolo di vittima di bullismo ed un maggior rischio di sviluppare psicopatologie come disturbi d’ansia, depressione o dipendenza da sostanze. Non è raro, inoltre, assistere a vittime che, nel tempo ribaltano il ruolo trasformandosi a loro volta in bulli. Il ruolo di bullo costituisce, invece, un fattore di rischio nello sviluppo di un disturbo antisociale di personalità.

L’intervento di prevenzione del bullismo sui protagonisti coinvolti comprende training di assertività e alfabetizzazione emotiva, mirati alla conoscenza e al riconoscimento delle emozioni e all’apprendimento di abilità sociali adeguate. Gli interventi basati sulla punizione del bullo risultano poco efficaci, in primis perché offrono un modello errato di comportamento, e in secondo luogo perché non insegnano comportamenti alternativi da attuare. Tutti gli interventi riparativi devono includere anche un percorso finalizzato alla promozione di un’adeguata stima di sé nel bullo e nella vittima.

Cyberbullismo 

Quando il bullismo viene attuato tramite mezzi elettronici come e-mail, sms, chat online, social network o altri siti web, si parla di “bullismo online” o cyberbullismo.

A differenza del “bullismo tradizionale”, il cyberbullismo non ha limiti spazio temporali rendendo la vittima esposta in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento agli atti violenti. Il distacco generato dalla distanza fisica e dall’anonimato online, sembrano autorizzare ancor più persone (i cosiddetti “leoni da tastiera”) a comportamenti che nella realtà quotidiana non metterebbero in atto.

Il cyberbullismo ci spinge a considerare aspetti di maggior pericolosità per il suo essere meno visibile agli occhi degli adulti e per la difficoltà ad individuare rapidamente i bulli nascosti dietro a nickname anonimi o falsi. Inoltre, poiché il contesto in cui si verificano gli atti violenti è virtuale, le persecuzioni sono facilmente diffuse tramite web o smartphone, ampliando velocemente e a dismisura il numero di spettatori passivi, o che addirittura si uniscono alla “persecuzione a distanza”.

Spetta ai genitori il difficile compito di vigilare sull’utilizzo del web soprattutto da parte dei più piccoli, ancor più se in presenza di uno dei segnali prima descritti. Essere sempre connessi, esigenza della società odierna, rende sempre più necessaria una corretta educazione al mondo virtuale, alle sue potenzialità ma anche ai suoi limiti e pericoli.

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